La conserva fumante di Lina, ne sento ancora il profumo

Quando Lina faceva la conserva, quel giorno il cortile di Piazza Rossetti 7, Casa Miroglio, ad Alba, era invaso di profumo. Ci metteva pomodori, carote, sedano, cipolla, aglio, basilico. Poi faceva cuocere lentamente, sul putagè. La verdura non doveva mai attaccare, bisognava accudirla, mescolarla ogni tanto, valutarne continuamente il profumo per capire se tutto procedeva bene. Dopo alcune ore l’acqua dei pomodori era evaporata, Lina aggiungeva sale e un pizzico di zucchero. Poi montava la macchina della conserva sul piano di marmo del tavolo della cucina e cominciava a passare la verdura, che perdeva la buccia e scendeva come salsa densa e calda in un grande grilét. Il giorno prima Lina aveva già lavato e messo ad asciugare al sole le bottiglie per la conserva: le aveva raccolte tutto l’anno. Quando la conserva era pronta, Lina smontava la macchina, puliva il tavolo e, con il mestolo, cominciava a riempire le bottiglie. Verso sera, appena prima che la mia famiglia e io preparassimo cena, sentivo cigolare la carrucola che metteva in comunicazione il nostro balcone con quello di Lina. Contenuta in un sacchetto del pane appeso al amo con una pinzetta da bucato, arrivava una tazza di conserva fumante, mentre Lina faceva scorrere la carrucola: «E’ ancora calda, fatti l’uovo con la conserva». E io cucinavo quel semplice piatto.

Oggi, ogni volta che vado al camposanto, il giorno dei morti, mentre mi avvicino alla tomba di Lina, sento intenso il profumo della sua conserva. E mi sono ispirata a Lina per l’attività che gestisco insieme a mia figlia Giovanna: far arrivare nelle case, con la consegna a domicilio, il cibo proveniente dall’agricoltura contadina (www.agrispesa.it).

Elena Rovera

Il racconto Corriere della Sera del 7/11/2021

Storie di agricoltura.