Azienda a ciclo chiuso
“La caratteristica particolare che ha l’azienda a ciclo chiuso – spiega Giorgio Aimone è che non è possibile riuscire a essere competitivi come lo sono le aziende che si specializzano su un settore.
Faccio l’esempio, noi produciamo diverse materie prime, abbiamo diversi tipi di fieno per i conigli, abbiamo la medica, il pisello proteico sia per i conigli che per i polli, il mais, l’orzo, il grano, il triticale, tante coltivazioni, quindi vuol dire tanti macchinari per poter fare le lavorazioni: sono macchinari che le grandi aziende specializzate su monoculture ammortizzano molto di più. Invece noi dobbiamo avere un parco macchine molto vasto, che è difficile riuscire a condividere con altre aziende, perché ci sono finestre
di tempo sempre brevi, soprattutto adesso con questo cambiamento climatico, per cui hai magari
quei giorni lì e devi per forza fienare o seminare, trebbiare.
Quindi a noi costa molto di più produrci il mais, ci costerebbe molto meno andarlo a comprare, anche il fieno o il triticale. Però il fatto di produrli in azienda vuol dire tenere il ciclo chiuso, nel senso che con il nostro letame fertilizziamo i terreni a chilometro zero, quindi non spostiamo le materie prime: c’è tutto un lavoro che ormai dura da tanti anni di ricerca di sostenibilità a livello di coltivazione, quindi è anche un’esperienza che matura negli anni, grazie alle cose che abbiamo sperimentato.
Anche la macellazione aziendale, fino adesso siamo riusciti a conservarla, anche facendo salti mortali, per evitare stress animali. E poi, macellando in azienda, abbiamo tutto lì sotto controllo.
E poi c’è il discorso basilare che, avendo fatto la scelta di non utilizzare medicinali, antibiotici, bisogna mettere come presupposto principale quello di scegliere le razze un po’ più rustiche che crescono meno perché più l’animale è selezionato più cresce in fretta con la stessa quantità di alimento.
Invece scegliendo le razze un po’ più rustiche, dove c’è anche maggior variabilità genetica, per cui non sono tutti uguali, bisogna avere pazienza, c’è quello che ci impiega 3 mesi e mezzo, quello che ci impiega 5 mesi a crescere”.