La semina è un atto quasi sacro

“La semina mi sta molto a cuore, – ci racconta Stefano Vegetabile – è un atto che è quasi sacro.
Per gli antichi era il primo grande matrimonio tra papà cielo e madre terra: il seme era andare a fecondare la terra, la madre. 

A noi piace conservare questa memoria e ci piace sempre fare, prima e dopo la semina, anche un solo piccolo pensiero di ringraziamento, di raccoglimento. 
La semina una volta era molto intuitiva, perché devi intuire la profondità in cui il seme verrà posto in modo che ci sia il giusto connubio tra umidità e copertura perfetta, perché, se c’è troppo umido e troppa copertura, rischia di marcire, se c’è poco umido e sei troppo superficiale rischi che il sole lo bruci oppure che sia mangiato dagli uccelli: è proprio un’arte, ci vuole proprio un’intuizione, conoscenza della pianta, della meteorologia e della capacità del suolo di trattenere l’acqua. 

È un tema a me molto caro: l’uomo e la natura è fondamentale che collaborino, perché fanno parte della stessa sostanza e se vedi il risultato della natura, di piante, animali, vulcani e dell’uomo, vedi che è una volontà stessa della natura quella di creare esseri viventi, tra cui l’uomo, con cui collabora”.

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Storie di agricoltura.