In occasione del 4 novembre
LIN
“ Si chiamava così, viveva a Ghio, sperduta borgata della valle Maira a 1300 s.l.m., dove un ragazzino di città passava le vacanze perché quello era il luogo originario dei nonni materni, acciugai di mestiere.
Lin era un anziano montanaro, una specie di eremita introverso e solitario. Sempre vestito di abiti a brandelli, ma sempre lindi, che lavava alla fontana del “baciass”.
Se lo incontravi, si girava dall’altra parte per non salutare, oppure si tirava il cappello sugli occhi per nascondersi.
Si diceva che facesse gli gnocchi impastando patate e cenere. Narravano, però, che la famiglia di origine fosse colta: acquistavano al mercato i vecchi giornali a peso e a due soldi, per volontà di istruirsi. Cosa rara ai tempi.
Lin stesso era un esperto di erbe medicinali di montagna, che raccoglieva per conto di una farmacia.
Era tenuto ai margini. I ragazzini del posto, con la ben nota crudeltĂ dei ragazzini, a volte lanciavano pietre contro l’uscio di casa sua per spaventarlo.
Una sera d’estate, per qualche fortunosa combinazione astrale, e presente il ragazzino di cittĂ , in una piazzetta della borgata, con solo una tenue luce lunare, e presenti poche persone disponibili ed attente, Lin, che era un reduce della prima guerra mondiale, parlò a tutti, con rara ispirazione, ritenuta cosa del tutto straordinaria. Raccontò della trincea, del fango, del sangue, di quando i soldati venivano imbottiti di alcool e mandati all’assalto ubriachi, di corsa, con la baionetta innestata per puntarla nella pancia dei loro simili urlando “Savoiaaa”. Raccontava piangendo, e piangeva anche il ragazzino di cittĂ .
Anni dopo, quando la borgata, giĂ spopolata, lo divenne ancora di piĂą, in un inverno di grandi nevicate, in cui l’abitato era isolato completamente, il Comune, preoccupato per la sua sorte, mandò i Carabinieri a recuperarlo e lo sistemò in casa di riposo a Dronero. In comunitĂ Lin tornò miracolosamente socievole e “normale”, diventò l’uomo di fiducia per piccole commissioni in cittĂ e, se incontrava qualche conoscente, salutava e conversava con gusto.
Il ragazzino di cittĂ oggi ha 75 anni, e, se è vero che noi siamo quello che siamo anche grazie alle persone che abbiamo incontrato, la storia di Lin ha un po’ contribuito alla sua formazione umana e politica. ”
Gianpiero, 19 ottobre 2025
Per Associazione Borgata Ghio
A Ghio è cresciuto un mondo di montanari acciugai: questi uomini hanno girato l’intera pianura padana, le colline e le città più importanti del nord Italia e della Provenza per vendere il loro pesce salato.
In questa borgata è anche fiorita una grande ricchezza di racconti tramandati oralmente con capacitĂ narrativa del tutto particolare. Le storie della Borgata e dei suoi abitanti sono state tramandate grazie ad un lavoro decennale di raccolta e catalogazione di testimonianze, che continua tutt’oggi.
L’ Associazione Borgata Ghio è nata con lo scopo di mantenere vive e fruibili le tradizioni che caratterizzano questo borgo montano.
“ Vogliamo prenderci cura della Borgata Ghio che, pur essendo povera, ha ospitato per secoli le nostre famiglie. ”
Elena e Giovanna