Con un quintale di grano vivevano un mese

“Oggi senza dubbio è più complesso iniziare a fare l’agricoltore – ci dice Giorgio Aimone – perché nel giro di 20 anni è cambiata molto l’organizzazione dell’agricoltura anche per le piccole aziende, adesso c’è burocrazia, normative da seguire.

Sembra che da una parte ci sia maggiore attenzione da parte della gente verso l’ambiente e verso quello che si mangia, però secondo me viene tutto quanto un po’ offuscato e soffocato dal modo di agire generale che è una superficialità, un qualunquismo che c’è nella società per cui non si vuole andare a fondo, pochi vogliono capire bene cosa c’è dietro al cibo e al lavoro degli agricoltori più seri.
Io noto questa superficialità nel nostro settore, porto un esempio banalissimo. Ogni tanto viene qualcuno a fare una visita in azienda, c’è il tempo per spiegare un po’ come si allevano gli animali, il discorso del ciclo chiuso, di utilizzare le materie prime aziendali, di rispettare i cicli degli animali, tutte queste cose qua, gli spazi, la razza etc. La maggior parte delle persone crede in certe pubblicità in cui fanno vedere dei polli disegnati col computer che corrono in distese di erba. Se non vogliono andare più a fondo…

Anche un agricoltore deve avere un reddito più alto rispetto a una volta: si ha un bel dire che una volta si piantava il grano, si raccoglieva, però con un quintale di grano vivevano un mese, adesso con un quintale di grano metti un po’ di benzina nella macchina. È una sfida, però io sono fiducioso, c’è una risposta da parte di una fetta di popolazione, secondo me aumenterà sempre di più, anzi le sfide adesso di questi ultimi tempi, le crisi che arriveranno, le sospensioni che ci creerà la guerra – perché sono solo cominciate adesso – vedremo poi un certo ritorno, un tipo di ragionamento più approfondito penso che arriverà”.

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Storie di agricoltura.