Agricoltura bio

Flavia e Valeria gestiscono 45 ettari di terreno totalmente coltivati con metodo biologico, di cui una parte in proprietà.
Le coltivazioni di cui ci occupiamo sono tutte destinate all’alimentazione umana e certificate, tra queste: legumi, ortaggi, fragole, zafferano. La superficie oggi coltivata è pressoché quella massima coltivabile, se si vogliono veramente applicare le metodologie previste dal biologico. In alcuni periodi dell’anno infatti il lavoro richiesto in campo è davvero notevole, in particolare quando si tratta di togliere l’erba vicino alle piante di fagioli o durante la raccolta. Per i lavori manuali vengono assunti dipendenti stagionali, e anche questo richiede lavoro e attenzione: le persone vanno seguite e accompagnate in modo che la qualità del lavoro svolto sia sempre costante e questo consente anche di conoscere e valutare le capacità dei singoli. Crediamo molto nell’importanza dei rapporti umani, anche se la loro gestione è tutt’altro che semplice.

A fianco dell’uso di manodopera, è importante anche l’uso della tecnologia. E proprio in quest’ottica, alcuni anni fa ci siamo dotate di un trattore con guida satellitare. Si tratta di uno strumento con uno schermo, collegato ai satelliti, che memorizza le file di semina delle colture. Dopodiché, al momento di togliere l’erba meccanicamente (non quella tra le piante, che va tolta manualmente), il trattore procede in modo autonomo senza bisogno di essere guidato. La tecnica viene utilizzata soprattutto per i fagioli. In questo modo la persona non deve più pensare al trattore ma, pur stando seduto sopra, può controllare con attenzione che il macchinario collegato agisca correttamente e che non si inceppi. In questo modo si può lavorare il più possibile vicino alle piante senza causare loro dei danni. Inoltre, l’operatore può verificare all’istante lo stato di salute di ogni coltura ed eventualmente segnalare la presenza di situazioni anomale.

Abbiamo scelto di coltivare i legumi perché la richiesta dei vegetariani è molta verso i legumi e noi non vogliamo più produrre nulla per gli allevamenti di carne: io sono contraria agli allevamenti intensivi, mangio la carne, ma mangio il pollo allevato mia mamma che se ne sta un anno e mezzo a razzolare nella terra. Poi, come diceva mia nonna, una volta la carne solo qualcuno se la poteva permettere; il fagiolo occhio nero era un fagiolo dei poveri perché lo coltivavano tutti e al posto di mangiare la carne mangiavano quel fagiolo lì.

Produce cose buone.