Gestione dell’acqua, dei venti, delle ombre e integrazione con la fauna selvatica.
Per il 2025 ho idea di impegnarmi su due progetti – ci spiega Stefano Vegetabile dell’Organismo agricolo Nuove Rotte – uno legato al vigneto e uno legato all’orto.
L’orto: vorrei ultimare il progetto che ho già iniziato, ovvero l’orto ai bancali, sulle curve di livello. Adesso serve aggiungere delle officinali e delle piante da frutto. Poi, di fianco a quell’orto lì vorrei fare un frutteto con dell’orto in mezzo, quindi creare la doppia situazione di frutteto con orto o orto con frutteto. Cosa cambia? Cambia la coltivazione principale, in un caso l’orto e nell’altro il frutteto, quindi sembra una
cavolata. In realtà bisogna gestire in modo completamente diverso il suolo e in modo completamente diverso l’acqua, perché in un caso l’acqua deve andare sotto, nell’altro rimanere sopra. In un caso ci sarà più ombra, nell’altro ce ne sarà meno, quindi l’orto lì sarà una coltura di supporto, mentre sarà invece il contrario nel frutteto. In questi giorni sto togliendo l’ultimo frutteto grosso che avevo, perché voglio spalmare tutti i frutteti sui cereali, quindi creare delle linee di frutteti misti e orto frutteto sui campi di
cereali, in modo da andare a creare un unico grande organismo. Quindi prima avevo orto, frutteto, cereali separati, adesso voglio metterli tutti insieme praticamente con una logica più logica: la logica della gestione dell’acqua in primis, della gestione dei venti, gestione delle ombre, integrazione con la fauna selvatica, in particolare insetti e uccellini. Poi tutta la vita di sotto suolo per cui bisce, ramarri, lucertole, insetti terricoli, pedofauna e tutto un po’. È un progetto molto complicato che sto portando
avanti a step.
L’altro progetto che sto iniziando, è l’impostazione in una vigna di tutta una gestione del sottofila permanente. Quindi piante che nel vigneto fanno praticamente copertura verde. In entrambi i casi non ci sono sperimentazioni del genere qua in zona. C’è una sperimentazione sul vigneto fatta da un privato, un amico. Ci sono alcuni studi in Veneto sul discorso di piante cereali, ma in maniera molto più semplice di come lo abbiamo visto noi. Secondo me secondo me sarebbe importante riuscire a provare a fare queste cose. Perché voglio farlo? Perché secondo me questo è un sistema che può dare molti vantaggi sicuramente da un punto di vista ambientale, ma anche soprattutto da un punto di vista terapeutico. Secondo me in situazioni del genere le piante avranno pochi problemi. E poi penso che possa essere un grande valore aggiunto per le piccole aziende, fare dei sistemi anche più semplici, però dei sistemi indipendentemente dalla Gestione dell’acqua, dei venti, delle ombre e integrazione con la
fauna selvatica tecnica agricola che utilizzano. E’ innovativa perché una sperimentazione così su larga
scala di un ambiente fatto a fini produttivi e non a fini di autoconsumo, secondo me non c’è, perché l’obiettivo sono aziende che vogliono vivere di quello che producono, non privati che fanno delle bellissime sperimentazioni, ma che poi alla fine sai, se c’è 2 kg in più, 2 kg in meno, 50 kg in più, 50 kg in meno non fa differenza, e se ci sono pomodori un mese prima o un mese dopo non fa differenza. Quindi, secondo me, è molto importante, noi abbiamo l’obiettivo di non fare più niente, né trattamenti
biologici, né biodinamici, né niente e questo è un approccio”.