Non è un servizio, ma un sodalizio

“ La CSA, Comunità che Supporta l’Agricoltura, è uno strumento potente, secondo me – ci dice Federico Chierico dell’azienda agricola Il Chioso – perché toglie il cibo dall’economia estrattiva, cioè quella del profitto, e lo dà all’economia generativa, cioè quella che, oltre al profitto, mette in campo il tema della relazione, della felicità.

Che cos’è una vera CSA? CSA sono delle famiglie che scelgono di sostenere un’azienda attraverso un abbonamento prepagato e un sostegno economico, è un sodalizio, e io in cambio di questo sodalizio gli do una cassetta settimanale di ciò che c’è. Quindi le famiglie sanno che gli arriveranno alcuni kg di verdura con una certa varietà di ortaggi diversi, ben bilanciati. Questa cosa qui è molto potente perché sul banco del sabato, io ho la roba sul banco che devo gestire, da pesare, da fare i prezzi, da stare attento, a non sbagliare niente. Tu che sei davanti al banco hai la tua lista della spesa e la tua roba da fare, oltre a me, e quindi di fatto il nostro scambio si riduce in “Io ti do la roba, tu mi dai i denari” e ci salutiamo.

Invece la CSA è molto più potente perché quando tu vieni a ritirare la cassetta, i soldi me li hai già dati, la roba l’ho scelta io e di conseguenza quando vieni ti siedi e parliamo di noi. Magari stappiamo una bottiglia, magari facciamo quattro chiacchiere e incominciamo a dirci come ci chiamiamo, che lavoro facciamo e quindi dire magari c’è l’educatore che inizia a dirti: ma perché non scriviamo un bando insieme? Oppure l’altro che ti dice: ma vuoi fare il frutteto? Ma io conosco un po’ il mondo del crowdfunding, se vuoi ti aiuto io. E quindi di fatto noi il crowdfunding l’abbiamo fatto grazie ai membri della CSA che ci hanno detto: “Ti aiutiamo, ti aiutiamo a fare i testi, ti aiutiamo a fare le foto. Io ho un amico che fa i video e te li faccio fare da lui.

È ipergenerativo, capisci? Questa secondo me è la forza vera che può superare quello che vogliamo fare un po’ noi, non competere, però confrontarci con la grande distribuzione organizzata. Noi non possiamo confrontarci attraverso la logistica, è impossibile, o attraverso il servizio. Infatti io dico sempre che il nostro non è un servizio, ma un sodalizio. Finisce sempre alla stessa maniera ma è completamente diverso.

Noi, come dire, competiamo con la grande distribuzione sulla relazione che di là non esiste, anzi, è una relazione tossica, se vogliamo essere un po’ contestatori. Invece qui è tutto fondato sulla relazione e questo secondo me è la chiave di volta per il cambiamento. Se noi vogliamo provare a giocare a cambiare il sistema alimentare dobbiamo puntare alla relazione e né scimmiottare la grande distribuzione né inventarci chi sa quali magie, ma semplicemente costruire gruppi di persone che si vogliono bene, che hanno piacere di stare in un ambiente bello, che sono le nostre cascine, che proprio perché siamo là col pensiero, i nostri luoghi sono belli, primo per noi stessi, perché ci lavoriamo tutti i giorni 8, 10, 15 ore al giorno, e poi per chi questo luogo lo condivide.

La mia cascina non assomiglia a un capannone dove fanno tubi, come la maggior parte delle aziende come dire, dell’agroindustria. Questo è un grande punto a favore. Chi viene da me, ci sono le oche libere, le galline, cani, gatti, è un posto bello. Bello perché ci mettiamo l’anima per tenerlo bello. Non è che non è rasato, non ci sono gente sottopagata che taglia l’erba 10 volte alla settimana, perché deve essere tutto fighetto per poter vendere un calice a 7 € al calice, non lo facciamo e non ci interessa farlo, ma è un luogo bello.

Questa bellezza e questa relazione è vincente, è la strategia per superare il modello devastante di alimentare che abbiamo adesso, con cui ci confrontiamo.

Le famiglie che compongono la CSA sono circa 50. Attaccato alla nostra cascina c’era un meleto mezzo abbandonato, l’abbiamo preso in gestione, l’abbiamo potato e ha prodotto tantissimo quest’anno. Una parte le vendiamo fresche e l’altra parte l’abbiamo trasformata in succo, insomma. Noi abbiamo preso nove ettari in affitto per 30 anni, dopodiché il nostro progetto è un progetto che va per step molto tranquilli, perché non abbiamo macchinari, siamo un po’ tutto manuale, quindi non abbiamo neanche la possibilità di fare grandi investimenti, nemmanco li vogliamo fare.

Quindi ad oggi noi coltiviamo 5000 metri di orti e abbiamo fatto 3000 metri di frutteto, abbiamo circa 25 – 30 galline e 8 pecore che ci passano il frutteto. Noi non siamo una famiglia perché mia moglie è maestra, ma siamo io e due ragazzi.
Un ragazzo vive in cascina, che è l’unico che vive nella cascina, un po’ come custode, e con lui abbiamo un accordo anche con la famiglia dove chiaramente la parte di, come dire, viene compensato l’affitto dallo stipendio di fatto e lui ha assunto a chiamata, perché non lavora tutti i giorni con me, mentre poi c’è un altro ragazzo che abbiamo assunto tre giorni alla fine della settimana per tutta l’estate, da giugno a ottobre, da giugno a fine ottobre. Siamo messi così. E poi ci sono io che, chiaramente, con la terra povera che abbiamo, il primo anno ho fatto grandi sacrifici e anche la prima parte di quest’anno. Adesso sto vedendo che sta rispondendo bene, ma non avevo dubbi: siamo sulla strada giusta.

Io ho 42, non sono nato da una famiglia di agricoltori, invece i miei nonni erano agricoltori. Però la mia agricoltura che ho vissuto da ragazzo è il vivaismo, perché mio zio è un vivaista e per me è come dire, stendiamo un velo sul rapporto che il vivaismo ha con la terra, che la terra è un fattore di produzione e basta. ”

Storie di agricoltura.