Sistema agroecologico per la gestione delle acque

“ Ho iniziato a fare le curve di livello. In realtà – ci racconta Stefano Vegetabile – avevamo già lavorato a questa tecnica nell’orto, adesso ci siamo spostati sulla zona dei cereali che sono contigui all’orto.
Il progetto di implementazione richiederà ancora qualche anno prima che vada a compimento.

Però adesso abbiamo creato lo scheletro, siamo andati a misurare la naturale pendenza della collina, abbiamo calcolato le curve di livello, cioè abbiamo calcolato come curva la collina e su queste curve abbiamo tracciato delle linee che poi sono diventate dei canali, delle swales. Sono dei canali che non hanno la classica forma rettangolare, ma sono tutti un po’ curvi, come è fatta la collina, così saranno in grado di intercettare l’acqua che scende con la pioggia: infatti non sono fossi fatti in pendenza che portano via, ma, al contrario, sono fossi fatti in piano che tengono l’acqua. Quindi l’acqua, che si accumulerà in tutta la parte bassa del fosso, verrà ridistribuita in modo equilibrato dal fosso stesso, essendo in piano, nella parte dove in teoria il campo è più asciutto.

Abbiamo creato 8 canali, di cui 2 molto grandi che hanno la funzione di essere delle strade dove potremo muoverci per controllare i campi e l’acqua. E 6 più piccoli che sono di aiuto e sostegno per reindirizzare l’acqua in pezzi più piccoli. Quindi ogni 30-40 metri c’è uno di questi canali: in futuro diventeranno, oltre a una gestione dell’acqua, anche un elemento di biodiversità. Adesso il primo passo è seminare attorno a questi canali un mix floreale di facelia, lupinella, grano saraceno, erba medica, trifoglio per le api e gli impollinatori in generale. Poi, negli anni, inseriremo le piante, le siepi e le piante essenziali.

Un po’ come era una volta, che tra un pezzo e l’altro di terra c’era il canale irriguo, poi magari c’era una fila di salici, una fila di tigli. Adesso quella conoscenza antica è un po’ più organizzata secondo i principi dell’ecologia per cercare di essere più efficienti possibili. Quindi avremo delle siepi larghe anche dieci metri di biancospino, carpino, corniolo, sambuco, olivello spinoso, viburno, fusaggine e agrifoglio, per gli uccellini affinché abbiano da mangiare e riparo. Piante che saranno molto veloci a crescere tipo acacia o salice, che verranno man mano cippate e usate come materiale organico. E poi piante da frutto e piante officinali, perciò fioriture continue, gestione dell’acqua, gestione della falda, sostegno ai lepidotteri, sostegno agli uccellini e agli animali che verranno a bere, quindi tanta biodiversità.

Tutto questo per intermezzare i campi di grano. Sull’acqua questo inverno si caricheranno bene le swale e vediamo come iniziano a lavorare e cerchiamo in primavera, appena si può, di fare delle correzioni, se servono. Dove stiamo per seminare i semi per farfalle e lepidotteri già questa primavera vedremo i risultati sull’acqua e sugli impollinatori. Poi se le curve funzionano, potremo procedere, prima con le piante selvatiche e probabilmente l’anno dopo con le piante da frutto e le essenziali. Però faremo una linea per volta, anche perché i costi sono molto alti, quindi quando abbiamo un po’ di soldi da parte, facciamo una linea. Perciò può essere che per avere il lavoro completato ci metteremo quattro o cinque anni.

Però, sull’acqua dovremmo già incominciare a vedere dei buoni risultati l’anno prossimo. E cioè vedremo bene se funzionano dopo le piogge primaverili, perché in quel caso lì, se avremo le swales piene e i campi non allagati, vorrà dire che ha funzionato e cioè l’acqua viene trattenuta per essere poi assorbita dal campo. Si chiamano sistemi spugna e hanno dei troppopieni, quindi nel momento in cui hai veramente tanta acqua, i troppopieni vanno a scolare. Andiamo a vedere dove scoleranno e lì, se servirà, faremo l’invaso. Però attualmente non abbiamo fatto i troppopieni, perché vediamo prima dove l’acqua si muove: può anche essere che l’invaso non serva, perché ci sono due swales larghe 2 metri e mezzo, profonde 50 centimetri. Quindi quelle swales, che sono le due più grandi, possono contenere 300 metri cubi, più tutte le altre. E loro si riempiono e poi l’acqua non può uscire, quindi deve per forza essere assorbita dal campo. Abbiamo calcolato che più o meno quell’acqua lì possa servire per circa i 40 metri sotto, che poi ci sarà un’altra curva.

È da diversi anni che facciamo le prove delle siepi funzionali e in più l’anno scorso avevamo fatto la prova della prima swale in monte all’orto, abbiamo visto come ha lavorato e dove va a uscire l’acqua. Perché, praticamente, come funziona? Tu vedi proprio l’acqua che entra lì, poi viene assorbita per una parte del terreno che è quello sotto che va in pendenza naturalmente, ovviamente. Qui per tot metri il campo è fresco sotto perché c’è l’acqua, ma asciutto in superficie. Però poi a un certo punto la spugna è piena ed esce da qualche parte: lì dove va a uscire, noi abbiamo costruito la seconda e la terza swales, perché abbiamo visto dove si era andata ad accumulare l’acqua, in un punto di accumulo che il terreno ha scelto, in base a come sono le falde, le pendenze, il sottosuolo: lì abbiamo costruito altre 2 swales. E poi andando un po’ per ragionamento matematico, abbiamo visto che più o meno la superficie era di quaranta metri circa, abbiamo ribaltato per altre due. Ogni 6.000 metri quadri accumuliamo più o meno 2000 metri cubi d’acqua nel suolo.

Però sopra rimane coltivabile e si riequilibra tutto il sistema idrico sul suolo in modo omogeneo e si distribuisce l’acqua in modo uniforme, come se fosse il sangue che irrorava un tessuto, un muscolo. Più i capillari sono precisi, più tutto rimane irrorato. E qui la stessa cosa. Ci siamo dedicati a creare questo sistema nel momento in cui metto insieme l’acqua e il suolo, le piante poi sono una conseguenza: nelle parti più secche metterò delle piante, nelle parti più asciutte porterò altre piante. Inoltre l’anno scorso abbiamo individuato i punti paludosi, e lì siamo andati a intervenire. Uno per bonificare, due perché era il punto giusto per impostare l’altro sistema. Tutto naturalmente è ancora in progettazione, quindi può essere che cambiamo ancora, perché man mano che osserviamo andiamo a correggere ”.

Storie di agricoltura.